September 11, 2006

In Memoriam - 9/11/2001


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Se la filosofia non salva

Tra gli «Approfondimenti» proposti da Acton Institute Italia (News & Commentary) spicca un articolo di Dario Antiseri che fa il punto su una questione sulla quale qui si è tornati più volte (anche in polemica con qualche altro blog). Dopo un riepilogo delle posizioni filosofiche di coloro che, nel corso del XX secolo, divinizzando l'uomo, hanno preteso di cancellare ogni spazio della fede, il filosofo propone una fede che è “grazia a parte Dei e opzione a parte hominis,” spiegando che non è certo alla scienza che spetta dirci quello che dobbiamo fare o insegnarci in che cosa possiamo sperare. E che la filosofia, purtroppo, non salva.

Molto, molto interessante, ma io non faccio testo: di solito sono d’accordo con Dario Antiseri …

Questa opzione a parte hominis sarebbe tuttavia impossibile in un universo in cui si dimostrasse che l'uomo è solo corpo; in un universo in cui quello scientifico fosse l'unico linguaggio dotato di senso; in un mondo in cui il senso della vita del singolo e dell'umanità nella sua interezza risultasse determinato da ineluttabili leggi di sviluppo della storia; in cui tutta la realtà si risolvesse nel solo universo fisico. Quindi, perché la fede sia possibile è necessario che prima vengano distrutti gli «assoluti terrestri», certezze presunte indubitabili, totalizzanti e negatrici della trascendenza. Un sapere assoluto è un uomo assoluto; e l'uomo assoluto fa sprezzantemente a meno del Redentore. Ebbene, se il secolo XX si era aperto e, in parte, si era sviluppato, con movimenti filosofici accomunati dall'idea che «homo homini deus est» , esso si è però chiuso, nelle sue punte più avanzate, con la lucida consapevolezza di una riconquistata contingenza, con una
luce chiara sui limiti della ragione umana. Ai nostri giorni non è più possibile nascondere l'inventario dei fallimenti di filosofie che, nonostante i loro grandi meriti, presumono di offrire razionali, incontrovertibili,
fundamenta inconcussa radicati in una totale immanenza. Progressivamente, ma sempre con maggiore insistenza, sono state erose e devastate le «grandi illusioni» generate da una ybris che ha alimentato l'abuso sistematico della ragione. All'interno di siffatto orizzonte riemerge più irreprimibile che mai la domanda metafisica: perché l'essere piuttosto che il nulla? Domanda metafisica che trova il suo nervo scoperto nella sofferenza innocente. Perché la sofferenza? Tale interrogativo - annotava qualche tempo fa Norberto Bobbio - , «è una richiesta di senso, che rimane senza risposta o, meglio, che rinvia ad una risposta che mi pare difficile chiamare ancora filosofica». Non è la scienza a dirci quello che dobbiamo fare. Non è la scienza a insegnarci in che cosa possiamo sperare. È per principio che la scienza non risponde alle domande per noi le più importanti. Il porro unum necessarium esula dalla ragione scientifica, e non è possesso della ragione filosofica: la filosofia non salva. La filosofia può portare a perdizione ma non salva. Per questo non si sarà mai grati abbastanza a quei pensatori i quali hanno insegnato che l'uomo non è il padrone del senso, che è un mendicante di senso. E che ci han fatto capire che «ormai solo un Dio ci può salvare».

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