October 28, 2008

E' il Circo Massimo che porta male?

Che dire? Io forse sono stato un po’ distratto negli ultimi tempi (sulla politica nostrana), però nel leggere questa cosa di Peppino Caldarola ho avuto un attimo di disorientamento. Poi ho fatto mente locale: in primo luogo, l’autore del pezzo si sa come la pensa (sta nel Pd, però a modo suo) e nel tempo si è fatto apprezzare più di una volta per coerenza e tenacia riformista; in secondo luogo, ha detto la sacrosanta verità. E allora? Niente, è tutto a posto. Nessun problema, anzi, bravissimo. Sottoscrivo parola per parola. Cioè, tra l’altro, questo:

Il discorso del capo del Pd è stato un tuffo nel passato. C’era tutto l’ultimo Berlinguer, quello che, pentito dell’unità nazionale, chiamava a raccolta tutto il radicalismo comunista per nascondere una sconfitta che si avvicinava a grandi passi. La stessa operazione ha fatto ieri Veltroni. La chiave del suo ragionamento è stata fondata sulla estraneità della destra rispetto al Paese. La diversità comunista era un dato ideologico e morale. La diversità veltroniana diventa oggi un connotato antropologico.
[…]
Forse è quella piazza che porta male alla politica. Al Circo Massimo si concluse, nel momento del bagno di folla, la carriera politica di Cofferati e forse al Circo Massimo è morto ieri il Veltroni riformista. È nato il capo di un partito radicale di massa, che resterà a lungo all’opposizione. Veltroni ha detto in buon italiano quello che Di Pietro avrebbe detto violentando sintassi e grammatica. Ha parlato il linguaggio di Furio Colombo, di Flores D’Arcais, di Travaglio e di Santoro. Ottima audience, fallimento elettorale alle viste. Per i riformisti di sinistra inizia un viaggio catacombale.