April 11, 2007

L'ultimo spenga la luce


Qualche appunto frettoloso su una vicenda complicata di cui si preferirebbe tacere, ma non si può.

Quelli di Emergency cominciano a lasciare Kabul e a tornarsene a casa. Brutta, bruttissima storia, quella della liberazione di Daniele Mastrogiacomo. Tanto che parecchi non si erano uniti al coro di esultanza nel momento in cui, tuttavia, c’era almeno una buona ragione per esultare. E questo, appunto, non perché la notizia del ritorno a casa, sano e salvo, del giornalista di Repubblica non fosse una buona notizia, ma per il modo e le circostanze, come persino il ministro della Difesa, Parisi, aveva denunciato (anche) con eloquenti silenzi. E che Gino Strada, a tanti, tra i quali, si parva licet, lo scrivente, non sia mai stato simpatico, non c’entra nulla. C’entra, semmai, il fatto che non si doveva affidare, o meglio delegare, ad uno come lui una missione come quella.

Adesso tira una brutta aria per Ponzio Pilato-Prodi. Ma chi si illudeva che avessimo a che fare con uno statista o, quanto meno, con un ex democristiano di prima fila? Era di seconda o terza, e questi sono i risultati. Non un De Gasperi, ovviamente, e neppure un Moro, un Fanfani, un Andreotti, un De Mita e via discorrendo, solo uno che si è occupato di gestire, per conto della Dc, un settore della politica—sia pur delicato e strategico—di cui né uno statista vero né un “cavallo di razza” si sarebbero mai occupati a tempo pieno. Ha usato Gino Strada, dandogli addirittura carta bianca? Certo, perché non è un’aquila, come si suol dire. In Europa lo sapevano tutti—e chi ha la dannata abitudine di leggere alcuni grandi giornali d’oltremanica (e non solo) era al corrente dello scarso credito di cui godeva il Professore. Solo un po’ di italiani, e tutti della rive gauche, hanno creduto o hanno fatto finta di credere che l’uomo fosse all’altezza. Purtroppo per loro, e per noi tutti.

Berlusconi, in compenso, ha colto l’opportunità di impartirgli una lezione di stile che, per quanto interpretabile anche come un abile calcolo (stiamo parlando di politica, dopotutto), resterà memorabile. Del resto, non occorre essere berlusconiani per capirlo: la differenza di statura politica tra i due è evidente anche senza bisogno di vedere nel Cavaliere un nuovo De Gasperi.

Gino Strada, dal canto suo, avrà qualche spiegazione da dare e forse ne uscirà malissimo anche lui, ma ha avuto se non altro il merito di mettere il dito sulla piaga. Che cadano entrambi, comunque, ciascuno a modo suo, non è solo probabile: è un auspicio che formulo ab imo pectore. Per il bene di questo Paese, oserei dire parafrasando il Cavaliere—che però è stato più generoso del sottoscritto, il quale, tuttavia, non ha l’obbligo di comportarsi come un politico ... Che vadano, dunque, tutti e due. E che l'ultimo, possibilmente, spenga la luce.