September 29, 2008

Se Bush salva Ferrara in corner

Con Giuliano Ferrara lo scrivente ha un conto aperto. E questo è un fatto—di cui al mio prossimo non potrà importare di meno, d’accordissimo, ma se permettete per me conta eccome. No, io non gli perdonerò mai, dico mai, di aver mollato Otto e mezzo, l’unico appuntamento quasi fisso con la tv nazionale, consegnandomi in teoria alla noia di tutti gli altri anchormen, e lasciandomi in pratica orfano della politica in scena sul piccolo schermo.


Se poi penso che gli avevo già perdonato la svolta a pagamento sul Foglio in pdf, devo ritenere che, avendo appunto già dato, la scorta è esaurita e per lui non ce n’è più—di attenuanti, di giustificazioni ex ante ed ex post, in una parola, anzi due, di benevola condiscendenza.


Epperò, direbbe Massimo Bordin, epperò essere schiavi di una questione di principio non è né laico né ragionevole, e dunque un’eccezione nella linea di comportamento così stabilita nei confronti del Nostro, che nel frattempo incredibilmente continua a scrivere—sì, a quanto pare ne è ancora capace—, un’eccezione, dicevo, quando ci sta, bisogna poterla fare. Ed oggi è per l’appunto il caso di farla. Il suo editoriale su Bush e sui voltagabbana che ora maramaldeggiano sul presidente incamminato sul viale del tramonto è sacrosanto. E per quanto sulla guerra in Iraq io sia sempre stato su posizioni più blairiane che bushiane, gli do ragione su tutto il fronte. Tanto gli dovevo, e adesso posso fare di nuovo l’offeso—et pour cause!