November 24, 2007

Diamo voce al Dalai Lama (updated)

Il Dalai Lama sarà in Italia nel prossimo dicembre, e, come è ovvio attendersi, le autorità di Pechino chiederanno alle istituzioni italiane di trattarlo da ospite non gradito. In questo, suoneranno persuasive la ritorsioni annunciate dalla Repubblica Popolare di Cina nei confronti di Germania e Stati Uniti, i cui capi di governo hanno avuto la “sfrontatezza” di incontrare il Dalai Lama. Un paese, come l’Italia, che ha guardato con preoccupazione e simpatia alla protesta nonviolenta dei monaci buddisti birmani, repressa nel sangue dalla giunta militare di Rangoon, deve operare per impedire l’isolamento internazionale del Dalai Lama e la sua emarginazione civile e politica… Chiediamo dunque che la Camera dei deputati ospiti, in seduta plenaria, la persona e la “voce” del Dalai Lama, sicuri che, come sempre, le sue parole saranno nel segno di libertà, pace, nonviolenza e riconciliazione.

Sua Santità Tenzin Giatso, il XIV  Dalai Lama del TibetDalla lettera-appello al Presidente della Camera in vista dell’arrivo in Italia del Dalai Lama, previsto per la metà di dicembre. L’iniziativa è partita dal Presidente dei Riformatori Liberali, Benedetto Della Vedova, ed è stata fatta propria da 165 deputati che hanno sottoscritto il testo.

Dal suo blog, il giornalista dell’Espresso Alessandro Gilioli sposa l’opinione fortemente critica dello scrittore tibetano Jamyang Norbu—che da decenni vive tra l’India e gli Stati Uniti—nei confronti della nonviolenta Middle Way («Via di Mezzo») seguita dal Dalai Lama nei rapporti con la Cina. Gli risponde Della Vedova con questo commento:

Comprendo la delusione per quanto accaduto fino ad oggi in Tibet (io ci sono stato nel ‘93 e posso immaginare come sia oggi), ma, mi chiedo, quale alternativa alla strategia del Dalai Lama c’era? Cosa potevano fare lui ed il suo popolo nei confronti della Cina se perfino nelle democrazie occidentali c’è il terrore di incontrarlo per non urtare Pechino?


Condivido la difesa di Della Vedova, ma sono meno incline di lui a “comprendere” le ragioni di chi critica il Dalai Lama. E non perché ritenga in assoluto preferibile la via della nonviolenza, e men che meno perché consideri Sua Santità infallibile, quanto in base a ciò che mi suggerisce il semplice buon senso. Stiamo parlando, infatti, di un piccolo popolo che ha la sfortuna di doversela vedere con un gigante come la Repubblica Popolare Cinese, vale a dire con un regime tra i più sordi, pervicaci e disumani che la storia abbia mai conosciuto.

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UPDATE Nov. 25, 2007 - 11:40 am

1) Il post ha avuto interessanti sviluppi nei commenti (intervento di Enzo Reale e mia rispsta).

2) Corriere della Sera. Bertinotti dice no (e Della Vedova protesta):

Fausto Bertinotti non concederà l'Aula di Montecitorio per la visita del Dalai Lama a Roma. «Nell'emiciclo si svolgono solo lavori parlamentari, non celebrazioni», spiegano i suoi collaboratori e infatti l'unica eccezione che ha fatto il presidente della Camera è stata quella di ospitare i presidenti dei Parlamenti stranieri: «Si potrà organizzare un incontro nella Sala Gialla, con tutti gli onori». Ma non sarebbe la stessa cosa. Romano Prodi è orientato a non ricevere la guida spirituale tibetana. E così Massimo D'Alema: anche se questo non esclude, spiegano alla Farnesina, che ci siano incontri con ministri, come avvenne durante la sua visita l'anno scorso. L'arrivo del premio Nobel per la pace Tenzin Gyatzo, in Italia ai primi di dicembre, ha già creato un mezzo incidente diplomatico con la Cina (con proteste preventive dell'ambasciatore di Pechino), ma rischia ora di creare un vero e proprio caso politico.

[...]

«Non si può abdicare ai diritti umani in nome degli affari — insiste Della Vedova —. Perché ci sono tre Paesi del G8, Stati Uniti, Canada e Germania, che hanno avuto il coraggio di ricevere il Dalai Lama e invece noi non vogliamo fare dispiacere a Pechino». Il perché è nelle notizie che arrivano dalla Cina sui ricatti e gli affari perduti dalle aziende tedesche e americane. Il caso diplomatico è dunque chiuso, a meno che i due partiti, quello più realista che non vuole sfidare la Cina e quello che vuol fare della visita del Dalai Lama una vetrina per la battaglia per i diritti umani, non costringeranno a riaprire i giochi.