December 10, 2007

Paola Binetti e la libertà di coscienza

Giuliano Ferrara, ancora lui. Stavolta in casa (sul Foglio) e in difesa di Paola Binetti. E contro l’uso strumentale della «libertà di coscienza» da parte “del­l' illuminismo del tipo dark,” cioè quando essa “e l'obiezio­ne che sgorga dal fondo del cuore” sono rivolte rigorosamente “contro il presbitero, il vescovo, il car­dinale o più semplicemente l'avversario.” Ché quando “la purezza inappellabile di una decisione presa nel foro interiore” sfavorisce coloro, ecco che gli Illuminati si stracciano le vesti.

Croce, del resto, diffidava del termine «coscienza», giudicato rettorico, e forse, in un certo senso, non aveva tutti i torti. Così sembrerebbe, ad esempio, stando al ragionamento del direttore del Foglio, che avanza un’interessante ipotesi: che cioè

Croce avesse intuito, avendo vissuto con tutte le sue ambiguità la fase moder­nista del cattolicesimo europeo, il ser­peggiare, per lo meno potenziale, di una nozione di coscienza come violazione sciatta della disciplina e della coesione razionale del pensiero, per non dire (e non era affar suo) dell'unità e del vigore dogmatico di una fede incarnata nella storia e proiettata fuori della storia.

Ma per noi non-crociani non è inevitabile diffidare del termine in se ipso, lo è piuttosto il ritenerlo troppo spesso abusato da retori e ipocriti.

Il relativo del satiro (e l'assoluto del satireggiato)

E’ stata, quella del Satiro, una buona trovata, avendo meritato l’ottima risposta del Satireggiato che si legge oggi su Repubblica. Non che tutto sia condivisibile, però, a cominciare dalla scelta degli Exempla, almeno due dei quali—Benigni e Forleo—era meglio che non venissero accostati all’epurato, ma all’ingrosso si può dire che i conti tornano, ad abundantiam. In particolare, ho apprezzato questo passaggio:

Il fondamento di una democrazia ormai sfasciata e sgangherata come la nostra è questo: Dio è relativo, è un culto privato, invece la libertà assoluta, è l'unico culto pubblico ammesso. E' noto che non sono d'accordo con questa impostazione e che penso sia vero il contrario. Ci sono criteri di valore e di vita non negoziabili, e pubblici per definizione anche al di là della fede religiosa o civile confessata, e invece la libertà, che prediligo e vorrei la più ampia possibile in ogni situazione della mia esistenza e di quella degli altri, è relativa. Culturalmente non sono spinoziano, sono cattolico romano. E' dunque naturale che io la pensi così. "Che c'entra?", direte. C'entra, c'entra.

Perché ogni discussione sulle esperienze limite, e l'esercizio crudele della satira è una di queste esperienze, è una discussione sulla libertà e sui termini del suo esercizio. Il comunicato de La7 ha fissato un limite, e la società vive anche di limiti. E' culturalmente la stessa cosa di un divieto alla produzione sperimentale e assassina di embrioni, ha lo stesso valore linguistico pur trattandosi in questo caso di faccende per fortuna effimere.

Già, che un limite debba esservi è poco ma sicuro, ma che, in effetti, siano “faccende effimere” quelle che hanno offerto lo spunto per tali giuste considerazioni, non v’è parimenti alcun dubbio. E sarà bene tenerlo a mente, nella foga delle polemiche.