January 18, 2007

Compagni, l'11 settembre non ci fu alcun complotto ...

Alexander Cockburn, è un esponente di rilievo della sinistra radicale made in USA (è irlandese, ma dal 1973 vive negli States). Le Monde Diplomatique è un periodico mensile di informazione ed opinione. E’ francese, ma è disponibile anche in altre 26 edizioni, tra le quali quella italiana, che esce come supplemento (il 15 o 16 di ogni mese) del “quotidiano comunista” il manifesto.

Che cosa ci si può ragionevolmente aspettare quando si verifica la circostanza di trovare, appunto su Le Monde Diplomatique, ultimo numero, una riflessione di Cockburn sull’11 settembre, e per giunta circoscritta alla celeberrima “teoria del complotto?”

Qualche lettore di questo blog, magari, sta già per “cambiare canale,” se non l’ha già fatto, ma sarebbe un errore imperdonabile, dal momento che l’articolo smonta pezzo per pezzo l’ipotesi di cui sopra—a partire dalla "Bibbia" dei cultori del genere letterario in questione, vale a dire 11 settembre, la nuova Pearl Harbor, di David Ray Griffin—definendo il tutto “stupidaggini” portate al “parossismo,” “assurdità” e persino (la logica conseguenza di) “un assunto razzista” (“gli arabi non avrebbero mai potuto portare a termine un attentato simile”), collegato ad una mal riposta “fiducia assoluta nell'efficienza americana.” Di fatto, cioè, i fautori delle tesi complottistiche dimostrano di credere che i dispositivi militari americani siano veramente in grado di operare “come dicono gli addetti stampa del Pentagono e i rappresentanti di commercio delle industrie d'armamenti.”

Ma questi—si domanda Cockburn—avranno mai letto un libro di storia militare? Figuriamoci, infatti,

[s]e lo avessero fatto, avrebbero appreso che anche le operazioni pianificate con la più grande cura - a maggior ragione quando si tratta di anticipare una risposta a una minaccia senza precedenti storici - falliscono per ragioni legate alla stupidità, o alla vigliaccheria, o alla corruzione, o a qualche altro difetto della natura umana. Per non parlare dell'imprevedibilità del clima.

E dopo una lunga e miuziosa disamina della vexata quaestio, con opportuni richiami a quegli avvenimenti della storia americana recente che sono stati presi di mira dai complottisti, l’affondo decisivo:

Osama bin Laden ha rivendicato gli attentati? È pagato dalla Cia, ci dicono. E così di seguito... In fondo, qual è lo scopo di tutto ciò? Provare che Bush e Cheney son capaci di tutto? Ma essi non hanno mai portato la prova del livello di competenza richiesto per riuscire in un'operazione così sofisticata. All'indomani della vittoria delle truppe americane in Iraq, non sono neanche stati capaci di far trasportare sul posto qualche cassa con la scritta «Adm» che sta per «armi di distruzione di massa». Eppure, gli sarebbe bastato mostrarla a una stampa incantata perché la fotografia facesse il giro del mondo - e che la «prova» della giustezza della guerra fosse stabilita.

E la conclusione:

La teoria del complotto nasce […] dalla disperazione e dall'infantilismo politico.

Che altro dire, se non che merita di esser letto, meditato e affisso su tutti i muri (reali e virtuali)?