February 19, 2008

Magris, Bobbio e Ferrara

Torno sull’argomento “aborto” e questioni politico-culturali annesse e connesse affrontato in un post di qualche giorno fa, per segnalare l’intervento di Claudio Magris sul Corriere di oggi. L'8 maggio del 1981, alla vigilia del referendum, quel “maestro laico di diritto e libertà” che è stato Norberto Bobbio rilasciò a Giulio Nascimbeni una celeberrima intervista per il Corriere della Sera. Pro-life, senza riserve. Magris giustamente celebra il maestro, dopodiché si domanda (e autorisponde):

Perché in un momento in cui si cerca non di toccare la legge 194 — cosa che dovrebbe tranquillizzare tutti, perché è essa che consente di abortire, dichiarando peraltro esplicitamente che l'interruzione della gravidanza non è un mezzo per il controllo delle nascite— bensì di creare una cultura consapevole della realtà dell'aborto, così pochi (tra i quali il Foglio) ricordano Norberto Bobbio e queste sue parole di assoluta chiarezza, molto più difficili da dire allora che non oggi? Forse perché dette in tono pacato, problematico, con l'animo di chi aborre le eccitazioni collettive e le scalmane di piazza, mentre oggi prevale chi le ama e se ne inebria, anche quando si rivolgono contro di lui, ed è felice solo nella ressa dello scontro, nel fumo della battaglia (peraltro poco pericolosa), che invece poco si addice alla ritrosia subalpina di gente come Bobbio o Einaudi?


La domanda è molto più interessante della risposta. Così la pensa anche Giuliano Ferrara, che sul Foglio prende bensì atto di quello che gli è sembrato “un giudizio aspro e indiretto su un Giuliano Ferrara che non esiste, uno scalmanato adoratore delle piazze e della rissa,” ma minimizza pensando alla pars construens del ragionamento, cui riserva una calorosa accoglienza. In effetti fa benissimo. Che poi Magris abbia davvero voluto attaccare il direttore del Foglio è un punto sul quale credo che si potrebbe discutere. Una cosa, a mio modestissimo avviso, è certa: se l’intenzione era quella è riuscito a camuffarla molto bene, tanto che uno può tranquillamente ignorare questo aspetto è concentrarsi sull'altro ...

8 comments:

  1. Per esempio potremmo concentrarci sul perché Ferrara ha deciso di presentarci Bobbio come maestro laico di diritto e libertà e non come "giacobino" che "non ha i titoli di profeta e guida della nuova Italia", "parla e scrive col ditino alzato" e "dovrebbe portare rispetto a se stesso, alla sua complicata storia etica e morale" (18. 5.1996) perché "scriveva tremebonde lettere d'amore al Duce" (12.1.1999) e "lusingava Togliatti facendosene lusingare" (17.1.1998). Uno che osa vibrare "pugnalate sicarie" a Berlusconi "con gesti verbali da domatore di circo equestre" e lascia "incustodita la Costituzione, purché a manometterla siano gli amici" (13.11.1996). Insomma un tipaccio abituato a "servire non la verità, ma i suoi rancori personali" e ad "aggiogarsi al carro dei vincitori" (15.9.1999). Travaglio ha fatto questa silloge dalle annate del Foglio: e sono certo che c'è pure di peggio. Certo, gli argomenti restano cogenti - o non cogenti, secondo i punti di vista - a prescindere da chi li avanza. Ma perché mai presentare questi, e nella loro forma originale, se non per far leva sull'auctoritas del "papa laico", auctoritas in cui, tanto per cambiare, non si crede?

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  2. "Certo, gli argomenti restano cogenti - o non cogenti, secondo i punti di vista - a prescindere da chi li avanza."

    Appunto. Vabbè, poi che un argomento come quello possa essere "non cogente" (da un punto di vista morale e culturale) non sarei tanto sicuro.

    Per il resto, va bene tutto, nel senso che ognuno si assume le proprie responsabilità in ordine alle prprie affermazioni--anche se, personalmente, non ho sempre apprezzato qualunque cosa uscisse dalla bocca o dalla penna di Norberto Bobbio, e dunque Ferrara potrebbe anche aver avuto ragione talvolta (e uso il condizionale perché i giudizi sulle persone mi danno sempre l'orticaria).

    Va bene tutto, dicevo, a patto che in quel "tutto" non rientri anche il riconoscimento della auctoritas di quel papa dell'etica giustizialista che è Travaglio Marco ... ;-)

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  3. E allora non sarebbe più onesto lasciar perdere Bobbio prezzolato leccaculo del Duce? Per correttezza intellettuale, intendo. So che è chieder tanto.

    No, l'argomento è cogente fino a un certo punto, cioè a patto di mantenere adeguatamente vaghi i concetti di vita, persona, diritto, eccetera. Da Massimo Adinolfi sono avanzate una serie di obiezioni filosofiche cui nessuno finora ha replicato come si deve.
    Qui (http://www.savonanews.it/it/internal.php?news_code=30489) troviamo da parte di uno studente "imbavagliato" (più del papa senza dubbio) obiezioni di ordine scientifico e metafisico che andrebbero prese in seria considerazione.
    Qui (http://www.ideazione.com/Sito_nuovo_2008/articoli/2008_02_19_liberace.htm) critiche di ordine logico e politico.

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    PS
    Travaglio. Questa volta non solo non mistifica, visto che l'avversione per l'azionismo è inaugurale e marchio di fabbrica di Ferrara, e lo ha seguito come n cane fedele in tutte le sue giravolte dl Pci a Fi, da Torino a Milano a Roma, ma mi pare buon esempio di giornalismo, grazie a quell'abitudine di citare la fonte, con data, che il Foglio fa finta di non conoscere.

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  4. Guarda, non c’entra direttamente col discorso, ma il tuo commento mi ha fatto venire in mente alcune pagine del Manuale di bioetica (titolo originale: The Foundations of Bioethics) di Hugo Tristram Engelhardt, uno studioso assolutamente “laico” (l’introduzione all’edizione italiana è di Umberto Veronesi: un imprimatur che non lascia dubbi …) che certamente tu già conosci. Alla pagina 19 si legge questo:

    “Quando parlo di bioetica laica intendo […] un tentativo di individuare quelle concezioni che possano essere giustificate di fronte a tutte le comunità morali, tradizioni e ideologie particolari, comprese non solo le comunità religiose particolari, ma anche le particolari comunità laiche di pensiero.” (corsico mio)

    Poco più avanti si legge:

    “E’ poco probabile che una bioetica laica sviluppi argomenti convincenti a favore della proibizione di molte azioni che le nostre società cristiane occidentali hanno ritenuto moralmente sbagliate […]. Inoltre, la bioetica laica darà di solito delle risposte condizionate, lasciando fastidiose aree di incertezza. Questo non sarà il risultato del perseguimento di un’etica minimalistica, come quella che Daniel Callahan ha criticato, ma piuttosto del riconoscimento dei limiti della ragione laica.” (corsivo mio)

    E un po’ più giù Engelhardt scrive:

    “Se non sarà possibile fondare, per mezzo della sola ragione, il grande corpo dei precetti ebraico-cristiani, vi sarà, come vedremo, un acuto contrasto tra le etiche laiche e quelle di particolari comunità morali, che fanno affidamento su speciali tradizioni o rivelazioni. L’abisso tra chiesa e stato si allargherà e ci si troverà a vivere una vita morale entro due prospettive complementari ma distinte.”

    Nello specifico, qualche pagina più avanti, Engelhardt scrive:

    “Qual è lo status morale del feto? Ha diritto alla vita e, se sì, fino a che punto e a quali condizioni? […] La donna ha il diritto di evitare di partorire un bambino handicappato? A questo proposito, quali diritti e obblighi hanno i genitori di evitare la nascita di bambini handicappati? […] Simili domande etiche e ontologiche (i feti sono persone?) si trovano in un groviglio di controversie. Queste riguardano materie che sono in discussione tanto entro singole culture quanto tra culture diverse.”

    Insomma, ho citato un autore che può essere sospettato di tutto meno che di essere vicino alle posizioni pro-life. E certamente io, personalmente, non lo sento vicino alle mie opinioni in materia di bioetica. Perché allora te l’ho citato? Perché mi sembra molto più problematico e attento a tutte le voci e le opinioni di tanti pasdaran del laicismo italico.

    Per scelta ti ricordo solo alla fine che ci sono anche coloro i quali ripetono instancabilmente che un dato inoppugnabile della genetica è il fatto che,

    “al momento della fertlizzazione, cioè della penetrazione dello spermatozoo nella cellula uovo, i due gameti dei genitori formano una nuova entità biologica, lo zigote, che porta in sé un nuovo progetto-programma individualizzato, una nuova vita individuale. […] Poiché lo sviluppo biologico è ininterrotto, e si attua senza intrinseca mutazione qualitativa, senza che sia necessario ulteriore intervento causativo, si deve dire che la nuova entità costituisce un nuovo individuo umano che dall’istante del concepimento prosegue il suo ciclo o meglio la sua curva vitale. […] Anche la incertezza dei giuristi sulla applicabilità o meno del concetto di persona ai primi stadi diventa un diversivo inutile quando si pensi che poco importa come lo si voglia giuridicamente definire, ma quell’embrione è già quel medesimo individuo in sviluppo che sarà definito persona. Si può ben rispondere con Terulliano, che era fra l’altro un avvocato,: «è già uomo colui che lo sarà».”

    Ebbene sì, lo confesso, questo è Elio Sgreccia, Manuale di bioetica (tanto per cambiare). Conosci?

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  5. Ma, rob, io conosco tanti che considereresti pasdaran del laicismo. E in una discussione con te si comporterebbero da tali, mentre "in privato" sono persone sensibili, dubbiose, perfino lacerate. Perché? Probabilmente perché sospettiamo che la vostra professione di laicità in realtà sia uno schermo per propugnare una visione confessionale. Che gratta gratta dietro il genoma si nasconda l'anima, per esemplificare (Immagino che voi sospettiate un odio anticattolico o forse una tentazione libertina, licenziosa, lassista). Rafforza i nostri sospetti il fatto che voi abbiate un'autorità che detta la linea, immagino rafforzi i vostri il fatto che noi non l'abbiamo. In altre culture il dialogo è più articolato forse anche perché la chiesa cattolica è molto rigida anche al suo interno (l'avrei messo in corsivo se sapessi come si fa). A la guerre...

    Come ho scritto altrove, un ente immortale e per il quale non vale il principio di individuazione difficilmente può essere un essere umano. Ma questo lo aveva capito già rabbi Löw :-)

    R

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  6. Ma, caro Return, io conosco tanti che considereresti pasdaran del clericalismo papalino. E in una discussione con te si comporterebbero da tali, mentre "in privato" sono persone sensibili, dubbiose, perfino lacerate. Perché? Probabilmente perché sospettiamo che la vostra professione di laicità in realtà sia uno schermo per propugnare qualcosa di un tantino più “radicale.” Che gratta gratta, cioè, dietro il genoma si nasconda questo qua, per esemplificare. Rafforza i nostri sospetti il fatto che voi abbiate un'”autorità” che detta la linea, immagino rafforzi i vostri il fatto che noi l'abbiamo sì, ma molto più umana e terra-terra. A la guerre...

    Perdona il facile ”esercizio di stile,” ma la tentazione era troppo forte (siamo pur sempre figli di Eva anche noi …).

    PS: Per ottenere il corsivo, su Blogspot come su quasi tutte le altre piattaforme, basta digitare davanti alla parola questo tag: “<”, “i”, “>” (tutto attaccato, togliendo le virolette e le virgole) e dopo la parola quest’altro “<”, “/”, “i”, “>” (come sopra).
    Per ottenere il grassetto fai la stessa cosa sostituendo la “i” con la “b”.

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  7. Beh certo, se siete convinti di aver a che fare con Satana e l'Anticristo, mi pare chiaro perché non possa esserci dialogo.
    Ovviamente questo non vale per Ferrara che non crede né in Dio né nel Diavolo.

    R

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  8. Ehm, avevo dimenticato la faccina ;-)

    In ogni caso l'Anticristo di Soloviev è un gran signore, uno very, very politically correct, quindi, davvero, non è il caso di prenderla così male! Certo il satanasso era un po' fortino, però, appunto era saltata la faccina -- ma pure se fosse, che ci sarebbe di strano se un cristiano intravede lo zampino del malefico nel dibattito etico-culturale e politico? Non si può dialogare? Ma via, son duemila anni che i cristiani combattono e dialogano nello stesso tempo con "la controparte" (e magari spesso ne vengono fuori, diciamo, un po' contaminati ... (faccina). Ciao

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