November 27, 2006

Ave Cesare, gli attori ti salutano

Sul Giornale di oggi Paolo Armaroli recensisce il saggio del sociologo Luciano Cavalli che Rubettino ha appena pubblicato: Giulio Cesare, Coriolano e il Teatro della Repubblica. Una lettura politica di Shakespeare. Un ottimo invito alla lettura per un libricino di 176 pagine (16 Euro) che, da quel che capisco, non tarderà a trovare adeguata collocazione nella mia biblioteca.

Interessante scoprire, ad esempio, che

le caratteristiche dei leader carismatici, a ben vedere, non le hanno né Cesare né Coriolano. Fulgidi eroi, sicuro. Ma eroi che, come l’Ettore di Omero, alla fine risultano perdenti soprattutto perché, ironia del destino, intendono fino in fondo essere se stessi.Il Valentino machiavellico è invece Antonio [...].

La conclusione dell’articolo (e del libro), invece, non sembrerebbe esattamente una scoperta ...


Alle corte, il vero leader è al tempo stesso imprenditore, regista e attore. Un uomo di spettacolo. Ma sì, un teatrante.Una conclusione amara? Può darsi. Ma al peggio, si sa, non c’è mai fine. Il grande teatro di una volta, pur imbevuto di lacrime e sangue, adesso ci tocca rimpiangerlo. In questo mondo che ci ha scippato i sogni giovanili e in cambio non ci dà nulla di nulla, tutto rimpicciolisce. Anche il teatro, ormai scaduto a teatrino. E il teatrino della politica dei giorni nostri appassiona unicamente la ristretta schiera dei partitanti, che sovente vivono di politica e non già per la politica. È proprio vero: alle tragedie seguono immancabilmente le farse. In un fiat siamo così passati da Carlo Marx ai fratelli Marx.


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