Amici di Repubblica, rendetevi conto del giornale che avete fatto ieri: 1) In prima pagina occhiellone stile Unità «Il Cavaliere attacca Totti»; 2) Sempre in prima un pezzo d’intrattenimento di Curzio Maltese dove spiega che Berlusconi è stato «ignobile», e che rivela, senza spiegare, che il sorteggio televisivo tra Veltroni e Berlusconi è stato «pilotato» per buona pace di Vespa e Mentana); 3) Ancora in prima pagina, fondo di Giorgio Bocca per dare dell’assassino a Mangano e collegarlo ovviamente a Berlusconi; 4) Di nuovo in prima pagina, fondo di Giuseppe D’Avanzo che parte da Emile Durkheim e arriva a Mangano e Berlusconi; 5) Per caso in prima pagina, pezzo di Nanni Moretti titolato «Berlusconi inadatto alla democrazia»; 5) Incidentalmente in prima pagina, pezzo di Carlo Bonini per rivelare che vero responsabile della strage di Linate (non stiamo scherzando) è un jet Gulf-stream IV della flotta privata di Silvio Berlusconi; 6) A pagina 2, un pezzo titolato «Fini si smarca da Silvio»; 7) A pagina 4, un titolato «Maroni contro Berlusconi» e intervista a Di Pietro che «sbugiarda il Cavaliere»; 8) A pagina 7, intervista ad Anna Finocchiaro contro la «Sicilia feudale della destra» e intervista a Nicola Piovani titolata «Bisogna fermare la destra». Insomma, amici di Repubblica, rendetevi conto: neanche una parola sul Tibet.
April 13, 2008
Noticina sulla campagna
Vado un po’ di fretta, ma che diamine, una parola sulla campagna elettorale bisogna pur dirla. E allora, ecco una cosetta di Filippa Facci che ho letto ieri sul Giornale. Non sarà poi ‘sto granché, ma insomma rende l’idea, perché si dice tanto dei politici—e a buon diritto, ci mancherebbe!—ma i giornalisti, ah i giornalisti, sono proprio i loro degni compari, e come si dice tout se tient, in questo benedetto Paese. Certo non tutti lorsignori sono uguali, però, nell’insieme, la storia è un po’ quella raccontata da Facci. Anzi, diciamone un’altra: si son portati meglio i politici dei giornalisti; parlo sempre della campagna elettorale, è chiaro, perché i politici, almeno, hanno reso le cose un po’ più normali, con due partiti (o anticipazioni di partiti) che hanno avuto il fegato di andare “da soli” (virgolette d’obbligo, per e ben note ragioni, compreso il fatto che il Di Pietro, a mio modestissimo avviso, non c’entrava per niente ed era meglio lasciarlo fuori). Che poi sia stata una campagna noiosa, forse, è il risultato di una “normalizazione” in atto, e dunque praticamente un bene. Sono stati i media, soprattutto i due maggiori, a non essere all’altezza.
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