May 22, 2008

Un nuovo inizio

Sul primo Consiglio dei ministri, tenutosi ieri a Napoli, altro da dire, forse, non c’è. Massimo Franco, sul Corriere, è stato quasi esaustivo. Si può parlare di “rottura con il passato,” come appunto recita il titolo dell’editoriale, ma io preferirei dire—e questo giustifica quel forse e quel quasi—che si tratta di un nuovo inizio, che cioè siamo di fronte al primo annuncio di una fase storica che lascerà il segno e sarà ricordata a lungo. Ed era ora, maledizione, era ora …

Il segnale di forza non è arrivato tanto dal governo di Silvio Berlusconi, ma dallo Stato. E questo forse rappresenta il miglior risultato che il presidente del Consiglio si potesse augurare nel suo esordio di ieri a Napoli. La vergogna della capitale del Sud sfregiata dai rifiuti ha fatto il miracolo di riunire la maggioranza di centrodestra insieme col resto del Paese. Davanti all’opinione pubblica si è presentato non il solito Cavaliere solitario, ma un esecutivo che ha offerto un’immagine di coesione piuttosto irrituale. Forse faticherà a risolvere i problemi. Eppure ha mostrato di essere consapevole della sfida proibitiva: il che non è poco.

Il messaggio è fortemente, anche se, c’è da sperare, non soltanto, simbolico. Come sono parzialmente simboliche le misure prese in materia di sicurezza e la stessa riunione del Consiglio dei ministri a Napoli, promessa da Berlusconi in campagna elettorale. Ridurre quanto è successo ieri ad una passerella, tuttavia, sarebbe ingeneroso e fuorviante. Lo sforzo è stato quello di prendere decisioni capaci di trasmettere l’impressione di una rottura netta col passato; ed il tentativo sembra riuscito. A renderlo più credibile sono state l’assenza di promesse avventate, ed una certa parsimonia perfino nelle critiche agli avversari.
[…]
Berlusconi ed i suoi alleati indovinano una voglia di Stato che per ora si affida a soluzioni drastiche, e non ammette neppure l’apparenza di cedimenti. L’inizio, dunque, non poteva essere diverso. Una durezza non confortata dal successo, tuttavia, colpirebbe la credibilità delle istituzioni quasi quanto l’assenza di governo.

1 comment:

  1. anch'io mi sono ispirato all'editoriale di M.Franco.

    Sperém in ben!

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