April 3, 2008

Un uomo 'immerso in Dio'


Di Andrea Tornielli, sul Giornale di oggi, un bel ricordo di Karol Wojtyla, a tre anni (e un giorno) dalla scomparsa. Toccante. Come la foto qui sopra. Testimonianze sulla vita di un uomo «immerso in Dio»:


Come quella volta che doveva pranzare con un vescovo italiano. Il prelato giunse in ritardo nell’appartamento papale e si scusò con Giovanni Paolo II raccontando di aver incrociato in San Pietro un suo ex sacerdote, divenuto da 17 anni un barbone e di essersi fermato a parlare con lui. Il Papa gli disse di andarlo a cercare e di portarlo a tavola. Il barbone, imbarazzato e impacciato, pranzò con Wojtyla. A fine pasto, il pontefice gli chiese: «Vuoi confessarmi?». Il barbone disse di sì, con l’incredulità e la gioia dipinte sul volto. Dopo quell’incontro, senza che nulla gli venisse chiesto sul suo passato, il barbone tornò a fare il prete. Questo era Karol, l’uomo «immerso in Dio».


Personalmente, come al solito, quando penso a lui … le parole vengono meno, dove invece il suo ricordo è una di quelle cose che sono destinate a durare per tutta la vita. Ma se proprio dovessi dare sostanza ai pensieri, non credo che potrei trovare parole più adeguate di quelle scritte da Shakespeare nell’opera più amata dallo scrivente, il Giulio Cesare. Così miracolosamente adeguate che il destinatario originale impallidisce al confronto: come se quelle parole, in realtà, fossero state scritte solo per Karol «il Grande», con alcuni secoli di anticipo:

La sua vita fu nobile, e gli elementi
Così composti in lui, che la Natura potrebbe levarsi
E proclamare a tutto il mondo: «Questo era un uomo!»

[His life was gentle, and the elements
So mix'd in him that Nature might stand up
And say to all the world 'This was a man!']

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