June 10, 2008

I cattolici del Pd sotto attacco

L’attacco è micidiale, senza spazio per “trattative” e accomodamenti. Sì, Famiglia Cristiana c’è andata giù pesante come non mai (si veda l’ampio resoconto sul Corriere di oggi), e adesso, appunto, per i cattolici del Pd giocarsela alla democristiana sarebbe una pia illusione, anzi, neanche tanto pia, a rigore, almeno stando alla sostanza del “ragionamento” sbattuto sul tavolo da Antonio Sciortino, direttore della rivista più diffusa nelle parrocchie italiane. E infatti la «teodem» Emanuela Baio Dossi ringrazia il direttore per aver messo il dito nella piaga e, senza tanti giri di parole, sentenzia: «Non si possono tenere insieme il diavolo e l'acqua santa». Il diavolo, naturalmente, sono i radicali. Sbatteteli fuori o con noi avete chiuso: questo è il succo. Neanche un articolo, in verità: un sms. E invece tre colonne, dal titolo «Il "peccato originale" di un partito fantasma», perché nessuno faccia finta di non capire.

Che dire? Difendiamo i radicali? Ma sì, alla fine ci tocca anche questo. E soprattutto difendiamo Veltroni, il “peccatore originario” (se mi si passa la licenza poetica). Ma non, ben inteso, per dar torto al settimanale cattolico, tutt’altro. A ciascuno il suo, cioè: ai radicali fare i radicali, a Veltroni fare il capo di un partito di stampo liberal, progressista e “pacatamente di sinistra,” e ad Antonio Sciortino fare il direttore di Famiglia Cristiana. In un paese che si sta “normalizzando,” infatti, dove volete che vadano i radicali? Con Formigoni e Giovanardi? Ma andiamo … E a chi dovrebbe tenere di più Veltroni, pena diventare lo zimbello dei partiti progressisti d’Europa, a Binetti o a Bonino?

Il problema, insomma, non sono i pannelliani, sono i «teodem». Poi, certo, ci sono le Rosi Bindi, i Castagnetti e i Franceschini, ma questa è gente che fa politica fin dai tempi della scuola materna, che ha fatto i propri ragionamenti e, se proprio devono scegliere, beh, per loro il diavolo, per dirla manzonianamente, non è brutto come lo si vuol dipingere, figuriamoci, dopo una vita trascorsa nei ranghi della Dc—non quella di De Gasperi, chiaro, ma quella del suo discepolo Andreotti, quella delle correnti, del sottogoverno, delle contiguità pericolose e degli abbracci soffocanti …

A loro può seccare, e molto, un aut-aut così brutale, ma solo perché, se restano dove sono, una bella paccata di voti la perdono di sicuro, ma se l’alternativa è Berlusconi e “la destra,” come suggerisce Sciortino, loro proprio non ci stanno, perché, innanzitutto, quelli per lo più son di sinistra, più ancora di Veltroni, per dire, e se stavano nella Dc era solo per via della perenne ambiguità di quel benedetto “partito di centro che marcia verso sinistra,” come esso stesso si definiva, lasciando che vi convivessero anime radicalmente diverse come quella dossettiana e quella dorotea. Ebbene, adesso che la marcia è finita che si dovrebbe fare? Ora che a sinistra ci sono finalmente arrivati, cosa vorreste che facessero?

Già, si potrebbe obiettare, e con la bioetica—la grande e dirompente novità di questi anni post-democristiani—come la mettiamo? In effetti. Ma, se posso azzardare un’ipotesi, secondo me, a loro, della bioetica, non importa un granché. Certo, potrei sbagliarmi, anzi, mi sbaglierò senz’altro, ci mancherebbe. Comunque, come si suol dire, chi vivrà vedrà. Se restano, però, vorrà dire che … Vabbè, ci siamo capiti.

5 comments:

  1. Grande, come sempre.

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  2. Il commento precedente è di Nordest Postcard.

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  3. Bentornato Nordest Postcard, era un secolo ... (grazie).

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  4. A furia di "marciare verso sinistra" quel partito è "marcito"... e anche la sinistra non mi pare in grande salute.
    Che ci sia sotto una morale?
    ;-)

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  5. Il pd perde pezzi. L'ala della ex dc, ex margherita si oppone all'entrata nel pse.
    Esponenti come la Bindi, Follini e la stessa Iervolino, non si piegano ai dictat di Veltroni e D'alema.
    Il pd e' espressione di un vecchio clientelismo di potere.Se Berlusconi e' un monarca riconosciuto, nel "democratico partito" c'e' una casta di potere tipica di una duma dirigista.

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