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February 2, 2025

Trump’s hat tip to citizen journalism


My latest on American Thinker.
It’s taken a Republican administration to change the crumbling media status quo in Washington.


The news that the White House is rolling out a new policy allowing opportunities for so-called “new media” outlets — independent journalists, bloggers, podcasters, content creators, etc. — to ask questions during press briefings marks a significant turning point in the history of journalism. White House press secretary Karoline Leavitt announced the move during her first briefing on Tuesday. “We welcome independent journalists, podcasters, and social media influencers,” she said. “Millions of Americans, particularly young people, have shifted away from traditional television and newspapers to consume news through podcasts, blogs, social media, and other independent platforms. It is crucial for our team to share President Trump’s message widely and adapt the White House to the evolving media landscape of 2025.”

First and foremost, the decision is nothing more than the official recognition of something that had already been in place for some time. It’s called “citizen journalism,” a term that refers to the collection, reporting, and dissemination of news and information by ordinary people rather than professional journalists. It empowers individuals to play an active role in the news-gathering process, often using digital tools and platforms like social media, blogs, and video-sharing websites.

Although “citizen journalism” is a relatively modern term, the concept has existed for centuries. Ordinary people have always shared news through word of mouth, letters, or pamphlets. For example, during the American Revolution, pamphlets like Thomas Paine’s Common Sense were a form of citizen-driven communication. As we all know, especially those who are not so young, the advent of the internet in the 1990s and the proliferation of digital tools in the 2000s revolutionized citizen journalism. Platforms like blogs and forums and social media sites like Twitter, Facebook, Instagram, and YouTube allowed individuals to share news and opinions widely. They become hubs for citizen journalism, especially during crises or protests. In summary, citizen journalism has transformed how news is created and consumed, making it more participatory and decentralized. Although it has its challenges, it has become an essential part of the modern media landscape. [...]

 







September 8, 2020

Ten Essential Guidelines and Tips for Social Media Users Who Put Truth First and Hate Fake News

 


Fed up with the spread of fake news? Well, here are a few survival tips… 

1. First and foremost, what is fake news? There are two kinds of fake news: a) stories that aren’t true, that is entirely invented stories designed to make people believe something false; b) stories that have some truth, but aren’t 100 percent accurate. For example, a journalist or a social media user—whether deliberately or by mistake—quotes only part of what a politician says, giving a false impression of their meaning. 
 
2. Although fake news makes headlines today, it is actually nothing new. But, what is new is how easy it’s become to share information—both true and false—on a massive scale. 

3. Social media platforms allow millions and millions of people to publish their thoughts or share stories with the world. Unfortunately, though, most people don’t check the source of the material that they view online before they share it, which can lead to fake news going viral faster than covid-19. 

4. Before helping to spread fake news, please check whether anyone else has picked up on the story and what other sources say about it. 

5. Please bear in mind that a credible news story generally includes plenty of facts and/or detailed, consistent, and corroborated eye-witness accounts from people on the scene. If this is not the case, be suspicious. 

6. The main reason why fake news is such a big issue is that, in addition to being almost always believable, it is written to create “shock value,” that is, a reaction of sharp disgust, shock, anger, fear, or similar negative emotions. Therefore, a dose of critical thinking will always be needed. 

7. Always be suspicious of the news you want to hear, especially the most spectacular and sensational… 

Last but not least, on behalf of fair play and to maintain a high standard of intellectual honesty, please note that: 

8. Quoting someone’s words without giving credit, especially when done intentionally, is plagiarism and is generally considered unethical. 

9. Attributing a quote to someone without previously checking whether or not he/she actually said what you say he/she did is unethical and unfair. 

10. The same applies to those who report that someone did/said something without mentioning the source and, what is more, without checking the reliability of the source itself. In turn, to a journalist, attribution simply means telling your readers where the information in his/her story comes from…

January 17, 2009

Anno Zero: niente martiri, prego ...

L'ottimo Luca Ricolfi ha scritto su La Stampa di oggi che è “sbalordito” per quanto ha visto e ascoltato ieri sera ad Anno Zero. L’articolo merita di esser letto e meditato, e personalmente vorrei aggiungere che sono grato a Ricolfi per averlo scritto e per aver interpretato perfettamente lo sdegno del sottoscritto e di innumerevoli altri telespettatori.

Sbalordito per la partigianeria della trasmissione, accuratamente costruita per vedere le buone ragioni dei palestinesi e ignorare quelle degli israeliani. Sbalordito per il pochissimo spazio concesso al ragionamento e l’enorme spazio lasciato alle viscere. Sbalordito per la strumentalizzazione del genuino e umanissimo dolore di due ragazze, una palestinese e una israeliana, cinicamente buttate nell’arena come fanno gli organizzatori di combattimenti fra galli. Sbalordito per l’incapacità di Santoro di ascoltare una critica (a mio parere giustissima, ma comunque cortese e civile) all’impostazione della sua trasmissione. Sbalordito per la violenza con cui il conduttore, abusando del suo potere, ha più volte coperto la voce di chi esprimeva, o meglio tentava di esprimere, opinioni non conformi (Lucia Annunziata, prima; Tobia Zevi verso la fine della trasmissione). Sbalordito per le parole sprezzanti con cui Santoro ha risposto alle argomentazioni di Lucia Annunziata, accusata di ripetere «le solite scemenze» su Annozero, e addirittura di voler acquisire meriti presso qualche potente (presso chi? che cos’è questo modo obliquo di alludere?).

Che altro dire? Bah, niente, niente di niente, nel merito, è perfetto così. Ora mi auguro soltanto una cosa: che Berlusconi e gli altri della maggioranza non trasformino un’altra volta l’ignobile personaggio in un martire. Lo lascino stare, semplicemente. La sua punizione è esistere, la nostra soddisfazione ignorarlo. Che importa se il conto lo paga il cittadino contribuente? Con tutti gli sprechi di questo Paese, non meno scandalosi, non meno vergognosi, questo non ci farà andare in rovina (non più degli altri, cioè). Consideriamo la questione-Santoro alla stregua di uno dei tanti Enti Inutili, che sono lì da 50 anni e tutti lo sanno, e noi continuiamo a pagare, pagare ... Qualsiasi cosa, ma niente martiri: gliela darebbero vinta un’altra volta, e questo proprio non possiamo permettercelo.

December 14, 2008

Affascinati da Gesù

Antonio Socci è bravissimo, lo sappiamo: scrive e ragiona bene (polemista eccezionale), racconta in modo coinvolgente, insomma ti prende, non è uno che passa inosservato. E tuttavia, a volte, la sua verve polemica e il suo latente “fondamentalismo” (uso il termine con “licenza poetica” …) risultano un po’ indigesti anche a coloro i quali, sui contenuti, non avrebbero nulla da obiettare. Detto questo, credo di far cosa gradita a parecchi lettori di wrh rinviandoli alla lettura di questo scritto, apparso nella più recente uscita della Newsletter del Nostro, che io ricevo regolarmente via email essendo abbonato. L’argomento è “Affascinati da Gesù,” dove la fascinazione riguarda i “laici,” gente come Pansa, che cita don Giussani, e, udite udite, Scalfari …

November 12, 2008

Anch'io ci credo, direttore, però ...

“Io ci credo” (all’Italia), scrive il direttore del Giornale a quelli che fanno parte della community de ilGiornale.it—come lo scrivente, che per informarsi via Web sottoscrive tutto ciò che di decente e serio, in Italia e soprattutto fuori, si renda disponibile a titolo gratuito …—, invitando tutti a fare altrettanto e a testimoniarlo qui.

E allora eccomi: anch’io ci credo, credo che gli italiani siano migliori di quanto non pensino e non appaiano alla luce di quel che si legge sui giornali o si sente e si vede nei telegiornali, e che dunque possiamo farcela, e che probabilmente ce la faremo. Ma questa fiducia, come suggerisce il “probabilmente,” non è incondizionata ... [continua qui]

November 7, 2008

Più che lo sdegno poté il disgusto

Christian replica, ed anche stavolta a buon diritto, Luca invece no, almeno finora, ancorché chiamato in causa, lui stesso, dal Travaglio Quotidiano, che non ha esattamente una predilezione per chi lo contesta, soprattutto in ragione di semplici fatti, ai quali risulta ogni giorno un po’ più allergico—verso quali agognati traguardi il refrattario sia diretto, di questo passo, questo non è dato sapere, benché mi sentirei senz’altro di escludere quelli letterari, anche del genere fantastico (che è una cosa serissima). Ma l’astensione, in questo caso, sarebbe d’obbligo, almeno secondo ciò che mi detta il mio (personalissimo, per carità) senso della decenza. Se avete voglia di approfondire seguite il link riportato dal post di cui sopra: io non lo metto, questo è certo. Più che lo sdegno poté il disgusto.

A ciascuno il suo (Travaglio quotidiano)

Certo, Christian si difende da sé—dal Travaglio (Marco) Quotidiano—e restituisce con gli interessi, come si conviene. Ma se Luca gli dà una mano, in punta di penna e col bello stile che gli fa onore, la cosa non guasta, benché il parlar sia indarno (a determinate latitudini etico-deontologiche, ove il desso alberga e donde lancia malamente i suoi strali avvelenati). E qui, per certo, si approva e sottoscrive in toto. Amen.

September 29, 2008

Se Bush salva Ferrara in corner

Con Giuliano Ferrara lo scrivente ha un conto aperto. E questo è un fatto—di cui al mio prossimo non potrà importare di meno, d’accordissimo, ma se permettete per me conta eccome. No, io non gli perdonerò mai, dico mai, di aver mollato Otto e mezzo, l’unico appuntamento quasi fisso con la tv nazionale, consegnandomi in teoria alla noia di tutti gli altri anchormen, e lasciandomi in pratica orfano della politica in scena sul piccolo schermo.


Se poi penso che gli avevo già perdonato la svolta a pagamento sul Foglio in pdf, devo ritenere che, avendo appunto già dato, la scorta è esaurita e per lui non ce n’è più—di attenuanti, di giustificazioni ex ante ed ex post, in una parola, anzi due, di benevola condiscendenza.


Epperò, direbbe Massimo Bordin, epperò essere schiavi di una questione di principio non è né laico né ragionevole, e dunque un’eccezione nella linea di comportamento così stabilita nei confronti del Nostro, che nel frattempo incredibilmente continua a scrivere—sì, a quanto pare ne è ancora capace—, un’eccezione, dicevo, quando ci sta, bisogna poterla fare. Ed oggi è per l’appunto il caso di farla. Il suo editoriale su Bush e sui voltagabbana che ora maramaldeggiano sul presidente incamminato sul viale del tramonto è sacrosanto. E per quanto sulla guerra in Iraq io sia sempre stato su posizioni più blairiane che bushiane, gli do ragione su tutto il fronte. Tanto gli dovevo, e adesso posso fare di nuovo l’offeso—et pour cause!

June 10, 2008

Quel Travaglio del Marco

“I fatti vanno raccontati tutti: chi ne censura qualcuno è un disonesto che come tale prima o poi viene smascherato.” Parole sante, pronunciate in illo tempore da Indro Montanelli e restituite all’attualità da Gabriele Mastellarini—che scriverà pure sul Sole-24Ore, L’Espresso e Il Mondo, ma ha pure un blog e per giunta ottimo—per impartire una lezione di giornalismo perbene, di stile e quant’altro, a un tale di cui di tanto in tanto [nell'ordine] tocca occuparsi, ancorché obtorto collo, anche al sottoscritto, che ringrazia Paolo Guzzanti per la superba opera di informazione. Filippo Facci, inoltre, non è estraneo alla vicenda, alla quale, anzi, ha dato un contributo significativo.

Leggere, leggere, leggere (e pure con attenzione, ché c'è materia). Altro non s'ha da fare. Al resto, tanto, ci pensa l’inesorabile legge del Karma, che a volte pratica sentieri tortuosi, ma alla fine arriva sempre dove deve arrivare.

May 29, 2008

Onore a Facci e Nirenstein, quasi eroi del nostro tempo

Sul Giornale di oggi sono senz’altro da segnalare due pezzi, uno di Fiamma Nirenstein sul presidente iraniano Ahmadinejad che nei prossimi giorni sarà a Roma, in visita alla Fao, e l’altro di Filippo Facci sulla “penosissima figura di un Oliviero Diliberto che adesso s’è improvvisato mediatore tra Cuba e l’Italia.” Due stili, due personalità diversissime. Non parlo dei due personaggi “internazionali,” di cui personalmente mi occuperei solo per mettere alla prova, penna alla mano, la mia capacità di controllo di certi (imbarazzanti) impulsi primordiali, no, parlo degli autori, che sono bravissimi.

La Nirenstein afferra l’omino di Teheran e riesce a strapazzarlo ben bene senza scomporsi (bravissima, appunto, anche perché il self-control deve esserle costato parecchio). E soprattutto senza cedimenti al sarcasmo, che forse, però, non è nelle sue corde (il che è una fortuna, in certi casi).

Facci, invece, maneggia la sua vittima predestinata con la delicatezza di un coyote che ha imparato a stare a tavola come si deve, ma sempre coyote resta. E per fortuna, perché sennò saremmo tutti qui a piangere di rabbia pensando a tutto quello che noi avremmo saputo dire al suo posto sulla materia. Invece siamo qui a compiacerci con Facci, ma anche con Nirenstein, e sotto sotto a pensare, un po’ cinicamente, che riempire anche solo una cartellina scarsa su quei due soggetti è un castigo che noialtri non abbiamo meritato. Quanto è meglio dire bravi a Facci e Nirenstein che immergere le mani fino ai gomiti in quella specie di melma cui, a volte, la politica internazionale (e nazional-popolare) riesce misteriosamente a trasformarsi sotto i nostri occhi … Meglio così, insisto. Però, bravi, diamine, e pure eroici quasi quasi.

May 15, 2008

Travaglio Marco, ovvero la notte in cui tutte le vacche sono nere

Stasera ho assistito in diretta alla pessima figura che Roberto Castelli ha fatto fare a Travaglio Marco (ad Anno Zero). Non ce n’era bisogno, almeno per coloro che in questi giorni hanno letto ciò che ha scritto Filippo Facci (vedi i tre post precedenti dedicati a lui), ma anche qualcun altro di cui ha riferito Camillo. Però repetita juvant. Il personaggio è ormai perfettamente trasparente. Dispiace una cosa, ovvero una possibilità: che il crollo di credibilità del tipo (e dei suoi interessatissimi ospiti Fazio Santoro e non so chi altri) trascini con sé anche fenomeni di denuncia giornalistica assai più meritevoli di attenzione e rispetto, malgrado tutto. Non buttare via il bambino insieme all'acqua sporca, questo è il problema, nella notte in cui tutte le vacche sono nere (se me ne viene in mente un'altra faccio un update).

May 13, 2008

E tre!

Oggi Filippo Facci ha fatto tris su Travaglio Marco. Direi che il quadro, adesso, è piuttosto completo (ma se serve siamo sempre qua, non occorre neanche dirlo). Tra l'altro si riparla di Montanelli, che a quanto pare è diventato un termine di paragone ricorrente—et pour cause!—nelle disamine di Facci. Ovviamente, da non perdere.

May 12, 2008

Che fare coi fans di Travaglio Marco?

Che fare con Travaglio Marco? Se lo domanda Filippo Facci sul Giornale di oggi, e naturalmente ce lo domandiamo anche noi su WRH, ma senza chissà quale convinzione, solo per non essere da meno, diciamo, oppure perché un post ogni tanto—in italiano, poi, dopo tanti in inglese, ché poi i non anglofoni si stufano pure e smettono di leggerti—lo si deve pur dedicare a un soggetto siffatto.

Che fare dunque? Onestamente non ne ho la benché minima idea, ma questa grave lacuna, ho ragione di pensare, si spiega più con lo scarso entusiasmo di cui parlavo prima che con la pur non trascurabile complessità della questione, cui del resto Facci stesso, a bella chiusa, ha dato una soluzione più che plausibile, ipotizzando il rilascio di un “verbale” montanelliano in tutto e per tutto appropriato, se non propriamente elegante—ma il grande Indro, ch’era pur sempre il toscanaccio che sappiamo, non brillava certo per la delicatezza dei modi e delle forme verbali.

Il problema, tuttavia, potrebbe avere un risvolto parecchio più interessante: va bene il che fare con il Travaglio, ma non sarà il caso di domandarsi prima ancora come ci si debba comportare con i suoi fans, cioè con coloro ai quali vari conduttori televisivi dispensano così spesso e volentieri—con la certezza di “fare audience”—le apparizioni del guru (tanto da far venire a qualcuno l’incontenibile desiderio di cancellare dai palinsesti i loro programmi)?

Ebbene, qui una risposta credo sia molto più semplice darla: è assolutamente consigliabile non togliere a costoro il tanto desiderato prodotto editorial-propagandistico. Folle di telespettatori in crisi di astinenza, in siffatte patologie da consumo di sostanze diffamatorie, sono ancor più socialmente pericolose di soggetti allegramente strafatti. I proibizionisti, a modesto avviso di chi scrive, dovrebbero riflettere attentamente sugli effetti devastanti di un possibile giro di vite su questa delicata materia. A mali estremi, in certi casi, è meglio rispondere con rimedi moderatissimi.

May 10, 2008

Facci e l'incontrovertibile

Secondo me Filippo Facci, a volte, è veramente forte. Il pezzo di oggi sul Giornale, per dire, è a mio avviso quintessenziale, nel senso che ha qualcosa a che fare con quell’essenza purissima, ottenuta mediante cinque distillazioni, che gli alchimisti ritenevano essere la sostanza intima e fondamentale di un corpo—il corpo in questione potrebbe benissimo essere il giornalismo polemico à la Montanelli, adattato naturalmente allo Zeitgeist.

Dirò di più (o di meno, vai a saperlo): Facci, che ha il potere della sintesi, dà voce a un sentire tanto semplice quanto “incontrovertibile,” e lo fa con un linguaggio e uno schema logico del tutto adeguati allo scopo, che è quello di irridere le altrui défaillances rendendo pienamente ragione della miseria dialettica e della risibile superficialità dell’approccio alle questioni di cui le sue vittime (illustri o psedo-tali) tentano di occuparsi. Il tutto con un’immediatezza e una spontaneità disarmanti.

Nello specifico di oggi, il Nostro ha sfiorato vette inviolate di comune sentire di noi gente comune (perdonate il bisticcio). Bella forza, si potrebbe dire: e che ci sarà mai di così sublime in tutto questo? Niente, se non il fatto, appunto, che è diventato talmente raro leggere e ascoltare uno che ragiona in modo così familiare (terra-terra) e, come dicevo, “incontrovertibile.” Come incontrovertibile è che Travaglio, purtroppo per lui, non è Lino Toffolo. E neppure Beppe Grillo.

February 27, 2008

Chiesa press

An up-to-date directory (latest update, February 27, 2008) of Christian newspapers, radio, and TV from all over the world, included a link to new online Cuban journal ConVivencia. By Sandro Magister.

February 7, 2008

Il Corriere per noi


Gli smemorati sono serviti. No, malgrado l'immagine che lo correda, questo non è un post recriminatorio, anche se, senza dubbio, repetita juvant. Il fatto è che oggi c'è una bella notizia per gli internauti, soprattutto quelli che sono appassionati di storia recente: il Corriere della Sera mette a disposizione dei lettori, gratis, il proprio archivio storico online. Qualcosa come 1.300.000 articoli, cioè quelli pubblicati dal 2 gennaio 1992 ad oggi. Secondo Gian Antonio Stella, che è interessato soprattutto al lato pratico delle cose, ci si potrà divertire un mondo a scovare le contraddizioni di “un Paese trasformista come il nostro.” Perché è sacrosanto che verba volant, scripta manent, e invero etiam scripta digitalia...

January 24, 2008

Un nuovo quotidiano

[N]on è la politica in sé ad aver fallito, ma il suo modo di essere, il suo schiacciamento sul presente, la sua incapacità di alzare lo sguardo verso il futuro indicando ricette e soluzioni. È l’inizio di un lavoro che ci impegniamo a portare avanti lungo due parole-chiave: la serietà e la responsabilità. Quella stessa serietà e quella stessa responsabilità che chiediamo alle classi dirigenti di un Paese in affanno.
(Dall'editoriale del direttore di Liberal, oggi al suo primo numero)

Auguri al nuovo quotidiano e al suo vice direttore, Andrea Mancia, cittadino di TocqueVille.

December 30, 2007

Ferrara e l'Innominabile

San Michele sconfigge Satana, Raffaello Sanzio, 1518 - Parigi, Musée du LouvrePuò un giornalista “benintenzionato” ma “spregiudicato” farla a Giuliano Ferrara e ricevere in cambio—oltre che un amichevole buffetto di rimprovero—un po’ di pubblicità gratuita al suo sito Web? Certo che può, a patto che Giulianone utilizzi il blog di Camillo e che l’autore dello scherzetto riveli al mondo che il Cardinale Lopez Trujillo, Presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, ha inviato una lettera di incoraggiamento al direttore del Foglio per la sua proposta di “moratoria sull’aborto.” E che il "reo" in oggetto fornisca informazioni dettagliate su quel che Ferrara pensa (forse senza saperlo) di certe trame oscure ordite da un personaggio ingiustamente trascurato dalle cronache, nonché dai teologi e da un sacco di preti, ma non da Benedetto XVI, che al contrario ha deciso di occuparsene approfonditamente e con la massima determinazione—salvo smentite poco convincenti.

December 10, 2007

Il relativo del satiro (e l'assoluto del satireggiato)

E’ stata, quella del Satiro, una buona trovata, avendo meritato l’ottima risposta del Satireggiato che si legge oggi su Repubblica. Non che tutto sia condivisibile, però, a cominciare dalla scelta degli Exempla, almeno due dei quali—Benigni e Forleo—era meglio che non venissero accostati all’epurato, ma all’ingrosso si può dire che i conti tornano, ad abundantiam. In particolare, ho apprezzato questo passaggio:

Il fondamento di una democrazia ormai sfasciata e sgangherata come la nostra è questo: Dio è relativo, è un culto privato, invece la libertà assoluta, è l'unico culto pubblico ammesso. E' noto che non sono d'accordo con questa impostazione e che penso sia vero il contrario. Ci sono criteri di valore e di vita non negoziabili, e pubblici per definizione anche al di là della fede religiosa o civile confessata, e invece la libertà, che prediligo e vorrei la più ampia possibile in ogni situazione della mia esistenza e di quella degli altri, è relativa. Culturalmente non sono spinoziano, sono cattolico romano. E' dunque naturale che io la pensi così. "Che c'entra?", direte. C'entra, c'entra.

Perché ogni discussione sulle esperienze limite, e l'esercizio crudele della satira è una di queste esperienze, è una discussione sulla libertà e sui termini del suo esercizio. Il comunicato de La7 ha fissato un limite, e la società vive anche di limiti. E' culturalmente la stessa cosa di un divieto alla produzione sperimentale e assassina di embrioni, ha lo stesso valore linguistico pur trattandosi in questo caso di faccende per fortuna effimere.

Già, che un limite debba esservi è poco ma sicuro, ma che, in effetti, siano “faccende effimere” quelle che hanno offerto lo spunto per tali giuste considerazioni, non v’è parimenti alcun dubbio. E sarà bene tenerlo a mente, nella foga delle polemiche.

November 25, 2007

Tartufi (e altri tuberi) del giornalismo

Filippo Facci e Mario Cervi, chiamati in causa da Francesco Merlo nell’articolo di cui ad un mio precedente post affinché esprimessero il loro parere sui “tartufi del giornalismo,” hanno risposto alla chiamata sul Giornale di ieri. Facci ha messo insieme il tutto (lui, Cervi e Merlo) su Macchinera. Mi pare che valga la pena di dare un’occhiata. Cervi ricorda i «formidabili» anni in cui
[i]l giornalismo si avviava verso una omologazione ferrea, tutti i maggiori quotidiani scrivevano le stesse cose con titoli suppergiù uguali e i comitati di redazione - appartenenti in toto allo schieramento di sinistra - pretendevano di imporre un’unica linea all’intera stampa italiana. Per questo Montanelli - che fu osannato come esponente d’un liberalismo colto, risorgimentale aristocratico dopo che ebbe litigato con Berlusconi, ma che prima era bollato come fascista - volle dare una voce ai senza voce, all’esecrata maggioranza silenziosa. Lo fece fondando questo giornale [Il Giornale, appunto].

Facci, invece, tra molte altre interessanti considerazioni, ricorda che “non è solo questione di rapporti tra giornalismo e politica, ma tra giornalismo e potere,” il che mi sembra particolarmente corrispondente alla realtà dei fatti, oltre che perfidamente appropriato alla testata da cui, volente o nolente, proviene la chiamata in causa da parte dell'ottimo Merlo. Sentite qua:
Scrivere un articolo contro Prodi o Berlusconi, oggi, è facilissimo: il cretinismo bipolare offre ripari confortevoli. Il problema è scriverlo contro un'industria di moda, una marca di automobili o di acqua minerale, un grande gruppo farmaceutico o telefonico, colossi che il giornalismo statunitense seziona da almeno trent'anni mentre noi seguitiamo a pensare che la vita passi attraverso le crostate che i politici si cucinano a vicenda. C'è un mondo, là fuori.

Personalmente resto del parere che il mosaico sia ricostruibile mettendo insieme innanzitutto Merlo e Guzzanti. Certo, a questo punto, aggiungerei anche Facci e Cervi. Se qualcuno ha voglia di operare la grande sintesi si accomodi. Sarebbe una fatica meritoria, per niente impossibile. Solo una questione di pazienza (e di stomaco, vabbè).