September 17, 2006

Viva il Papa!

“Non è nostro compito entrare nelle dispute teologiche.” Sarà che questo tipo di disclaimer intellettuale mi è molto congeniale, anche per reazione alla disinvoltura con la quale un mucchio di gente si sente, al contrario, autorizzata a entrare di brutto in quelle e in altre dispute senza averne particolarmente titolo, e soprattutto senza fare qualche doverosa premessa—tipo: “magari mi sbaglio, ma a me, molto modestamente, sembrerebbe che …”—al proprio dire, ma questo incipit mi è veramente piaciuto. Dunque, onore al merito di Marco Taradash, che ha esordito così nel suo commento sulle parole pronunciate dal Papa davanti ai professori e agli studenti dell’università di Regensburg.

Il resto del commento suona così:


[S]e ci fosse stata la necessità di una controprova sulla verità racchiusa nel discorso pronunciato a Ratisbona da Benedetto XVI, oggi ce l’abbiamo. Il Papa ha messo a confronto le religioni che utilizzano il Logos, la ragione, per acquisire anime a Dio, e quelle che usano la spada per conquistarle. Si sarà pure espresso imprudentemente, o avrà pure usato una citazione sbagliata. Non è questo che a noi, laici e volterriani, e comunque cittadini delle democrazie liberali importa. Ciò che rileva è che la risposta del mondo musulmano, fondamentalista, moderato e persino democratico, è stata l’immediato metter mano alla spada, diplomatica o terroristica che fosse.

Queste parole, penso, sono condivisibili non soltanto dal punto di vista di “laici e volterriani.” Lo sono anche, almeno sostanzialmente, da quello di parecchi cattolici praticanti. Imprudente o meno—ma davvero si può pensare che non si sia trattato di un’imprudenza attentamente calcolata?—, Benedetto XVI ha detto semplicemente la verità. E giustamente Taradash osserva che oggi quelle parole hanno trovato conferma nei fatti.

La conclusione di Taradash è la seguente:


Ciò che deve terribilmente preoccuparci è che oggi non è più permesso a nessuno (né a Theo Van Gogh, né a Oriana Fallaci, né agli intellettuali musulmani laici e liberali) esprimere un dubbio sulla lettura che di sé dà chi oggi si ritiene interprete della civiltà islamica nel suo complesso, al di là delle letture spesso contrapposte che ne vengono offerte. La replica alle opinioni controverse non è mai nei termini di uno scontro polemico che si mantiene sul terreno della ragione, ma si arma di indignazione, offesa, intimidazione e minaccia. Sembra non esserci altro riflesso che la repressione e la censura. Benedetto XVI ha tutta la nostra solidarietà per la reazione violenta di cui è stato vittima da parte di governi e organizzazioni islamiche. Ma anche per le sue riflessioni sui secoli bui delle guerre di religione, quando il mondo cristiano sostituì la spada alla Croce e i roghi allo Spirito, e per il richiamo che rivolge a tutte le religioni perché rinuncino alla violenza e all’odio.


Ho sempre pensato che nell’area radicale ci sia un tasso di intelligenza e di saggezza politica assolutamente non comune, una capacità di cogliere il nocciolo vero delle questioni sul tappeto che purtroppo rappresenta l’eccezione e non la regola nelle dispute che animano, e spesso non arricchiscono neanche un po’, il dibattito politico. Questa circostanza mi conferma nella convinzione.

Il fatto, infine, che oggi, all'Angelus, il Pontefice si sia sentito in obbligo, a causa della virulenza delle reazioni suscitate da quel passo della sua lectio, di dirsi "rammaricato" e di chiarire che la citazione del dialogo tra l'imperatore-filosofo di Bisanzio e il dotto persiano "non esprime il suo pensiero," paradossalmente ... è un'ulteriore conferma dell'assunto di partenza: siamo di fronte a una cultura dell'odio e dell'intolleranza che è distante anni-luce da quella che affonda le sue radici nella tradizione giudaico-cristiana. E il Papa, onde evitare una vera e propria catastrofe diplomatica, o peggio ritorsioni omicide—fattispecie alla quale forse appartiene il tragico episodio di Mogadiscio—, è dovuto correre ai ripari.

7 comments:

  1. già, hai scritto bene, onde evitare una catastrofe diplomatica è corso ai ripari.
    premesso che io condivido in pieno l'enomre discorso di ratisobna, o er dirla come certi blogger "sto col Papa" (alè, rido), premesso altresì che io come te e come chiunque col sale in zucca so che quei farabutti cercano solo un pretesto per ruttare fuoco, devo dire però: la catastrofe diplomatica, con un po' di perizia e prudenza, non era già prevedibile inserendo in quella lectio l'ormai famosa frase di Manuele? Che i media distorcano la verità, estrapolino singole parti dei discorsi e via dicendo, è cosa ahimè nota e prevedibile. Bisognasva pensarci prima con la prudenza politica che un Papa (e non un teologo) deve avere. Lo disco, con tutto l'affetto e l'ammirazione che provo per Benedetto XVI e ribadendo di approvare in toto (per quanto i miei limiti lo consentono) la sua lectio.

    Urge, mi sa, un consigliere che sappia offrire sostegno all'ottimo Benedetto in quello che è il campo in cui più difetta: la comunicazione.

    ReplyDelete
  2. Le tue, a mio parere, sono considerazioni per niente campate in aria. Però, come ho già scritto, mi sembrerebbe improbabile che la "provocazione" papale non sia stata voluta. E' vero che Joseph Ratzinger è papa da poco, e che quindi può mancare della necessaria esperienza e sapienza diplomatica, ma è anche vero che è stato accanto al suo predecessore per lunghi anni, e con una funzione tutt'altro che secondaria, e dunque certe "ingenuità" dovrebbe essere in grado di non commetterle.

    Ergo, secondo me, Benedetto XVI sapeva esattamente quel che diceva e l'ha detto perché ha ritenuto di doverlo dire.

    Forse, da quell'osservatorio mondiale straordinario che è il Vaticano, ha a disposizione tutte le informazioni necessarie a capire che è arrivato il momento di "mettere le carte in tavola."

    D'altra parte, forse dimentichiamo che Ratzinger non è un papa "latino" o slavo, ecc.: è, nonostante un lungo processo di "romanizzazione," un tedesco, e per giunta un filosofo tedesco, con tutte le implicazioni del caso, tra le quali una certa rigidità e intransigenza intellettuale. Rigidità e intransigenza che, almeno per una volta, mi sembrano ben motivate e ampiamente giustificate dal contesto. Magari sbaglio, insomma, ma a me quel parlar chiaro piace.

    ReplyDelete
  3. piace ance a me. ma non vorrei essere un cristiano palestinese in questo momento (per la verità mai,men che meno adesso)

    ReplyDelete
  4. ciao volevo segnalarti questo community blog sul citizen journalism (si possono pubblicare articoli senza alcuna registrazione):
    www.Lamianotizia.com
    Facci un salto se ti va e magari pubblica pure qualche tuo post, tanto puoi anche linkare il tuo blog.
    A presto!

    ReplyDelete
  5. Ernie, stavolta Casini mi è piaciuto. Sull'atteggiamento del Comune di Firenze dici bene: io che non sono né fiorentino né toscano, ma con un'autentica venerazione per quella straordinaria civiltà, mi vergogno per gli indegni eredi di tanta gloria. Anche se, a ben vedere, in fatto di ingratitudine "Fiorenza" dette già più d'una volta, quella in particolare, lezione al mondo, e dunque, forse, non bisogna neppure scandalizzarsi più di tanto.

    Ma, sia ben chiaro, io mi vergogno lo stesso, per Firenze e per la Toscana. Non dico che mi vergogno pure del nostro governo, e dell'Europa: da quelle parti niente mi aspetto e niente può deludermi più di quanto già non ci siano riusciti in precedenza.

    ReplyDelete
  6. Bravo Taradash.
    Purtroppo ci sono anche tanti radicali che "ogni occasione è buona per dare contro al Papa".

    E ci sono pure alcuni cattolici che non apprezzano un papa che parla troppo chiaro, o per certe sue frequentazioni...

    ReplyDelete