October 18, 2007

Oh, America!

Niente di più ovvio: il mensile americano Atlantic Monthly chiede a romanzieri, politici e artisti di raccontare l'“idea americana?” Bene, Il Foglio ripropone in traduzione italiana la risposta di Tom Wolfe. E ha fatto benissimo, perché l’esercitazione storico-letteraria è magnificamente riuscita sotto molti punti di vista: è divertente, icastica e colorita come ci si può aspettare dallo scrittore che ha inventato l’espressione “radical chic,” e dunque non è per niente “accademica” pur sfornando informazioni preziose e non esattamente alla portata di tutti.

Wolfe racconta una storia americana che ha la sua parte di bizzarria, quella del “metodo Pell-Mell,” che sta a indicare una confusione e un disordine pazzeschi, ma da cui si sprigiona un’energia e una creatività che hanno fatto l’America.

Sarà pure un affresco che parla di gente alla carica “come galline con il collo tagliato,” ma questo è il metodo che in Oklahoma, nel 1889, ha dato per la prima volta nella storia l’opportunità a dei poveracci di diventare proprietari terrieri, così, «gratis et amore», come il Manzoni fa dire a quell’altro disperato—ma pieno di buona volontà, forza d’animo e giuste ambizioni—di Renzo Tramaglino,

metodo gloriosamente Pell-Mell! Chi primo arriva meglio alloggia!160 acri per ogni appezzamento, ed erano tuoi, gratis! Al tempo della prima corsa alla terra dell'Oklahoma, nel 1889, ci fu davvero un Pell-Mell, nel senso più letterale del termine, una corsa confusa, disordinata e a precipizio. La gente si allineava sul confine del territorio e, al colpo di una pistola, si metteva a correre verso una parte di terreno libero. Gli europei la consideravano un'altra follia di… questi americani… che sperperavano un immenso patrimonio nazionale in questo modo infantile per una massa casuale di signor nessuno. Non riuscivano a immaginare la possibilità che, al contrario, si sarebbe potuto dimostrare un modo notevolmente stabile di sistemare il West, di trasformare i coloni in proprietari che avevano molto da guadagnare rendendo produttiva la terra… o che avrebbe potuto portare, come sostiene lo storico inglese Paul Johnson, “all'immenso beneficio di un libero mercato della terra, cosa che non era mai successa prima, nel mondo intero”.

E chi ha inventato questa cosa? Uno di quei “selvaggi” che facevano inorridire l’intero corpo diplomatico europeo di stanza a Washington? Macché, è stato il proprietario di una quantità di terre praticamente indecente, e per di più coltissimo—latino, francese e greco come niente—e sofisticato, urbano e cosmopolita—già ambasciatore in Francia, alla corte di Luigi XVI!—tanto che nessuno, proprio nessuno poteva liquidarlo come uno di… “quei selvaggi.” Capito di chi stiamo parlando? Ma sì, è lui, il forgiatore dell’America, delle libertà americane, della democrazia americana (“garantita a prova di stupido”): il vecchio Thomas Jefferson in persona.

A fare per primo le spese della geniale invenzione furono nientemeno che l’ambasciatore di Sua Maestà Britannica e la sua signora, praticamente lasciati … con il sedere per terra nel corso di ricevimenti ufficiali dove vigeva la regola aurea del “chi primo arriva meglio alloggia.” Perché in America non c’era (non c’è) aristocrazia che tiene—oggi diremmo che non c’è spazio per alcuna “casta”—e che ognuno si conquisti il posto con il "metodo gloriosamente Pell-Mell."

C’è altro? Ma sì, c’è molto altro, perciò leggiamo, leggiamo e apprendiamo. Poi, se vi viene da sospirare, sospirate, ma non intristitevi: questa è anche la nostra America, la patria ideale che nessuno potrà mai toglierci.

4 comments:

  1. Molto bello questo post. Il motto "Chi primo arriva ed ha l'intelligenza per farlo" è basilare. Basta che nel far questo però non schiacci gli altri (almeno come regola). Einaudi diceva: "Il Legislatore Liberista dice invece: io non ti dirò mai, o uomo,quelo che devi fare; ma fisserò i limiti entro i quali potrai a tuo rischio muoverti."

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  2. ALLARME ROSSO !!!
    ALLARME ROSSO !!!


    1/3
    Da: http://www.civile.it/news/
    Autore: Avv. Valentino Spataro,
    Non finiscono mai di provarci, da qualsiasi orientamento politico provengano.
    Il web e' libero nel mondo ma in Italia bisogna subordinarlo ad una iscrizione al Roc.
    Spieghiamo bene.
    Il disegno di legge sull'editoria presentato il 3 agosto 2007 dal Governo, bravi, propone:
    Al link indicato il testo normativo proposto.
    LE REGOLE PROPOSTE
    Capo I Il prodotto e l’attività editoriale
    Art. 2 (Definizione del prodotto editoriale)
    1. Per prodotto editoriale si intende qualsiasi prodotto contraddistinto da finalità di informazione, di formazione, di divulgazione, di intrattenimento, che sia destinato alla pubblicazione, quali che siano la forma nella quale esso è realizzato e il mezzo con il quale esso viene diffuso.
    2. Non costituiscono prodotti editoriali quelli destinati alla sola informazione aziendale, sia ad uso interno sia presso il pubblico.
    3. La disciplina della presente legge non si applica ai prodotti discografici e audiovisivi.
    Art. 5 (Esercizio dell’attività editoriale)
    1. Per attività editoriale si intende ogni attività diretta alla realizzazione e distribuzione di prodotti editoriali, nonché alla relativa raccolta pubblicitaria. L’esercizio dell’attività editoriale può essere svolto anche in forma non imprenditoriale per finalità non lucrative
    Art. 7 Attività editoriale su internet)
    1. L’iscrizione al Registro degli operatori di comunicazione dei soggetti che svolgono attività editoriale su internet rileva anche ai fini dell’applicazione delle norme sulla responsabilità connessa ai reati a mezzo stampa.
    2. Per le attività editoriali svolte su internet dai soggetti pubblici si considera responsabile colui che ha il compito di autorizzare la pubblicazione delle informazioni.

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  3. Grazie, Chris. Einaudi era nel giusto, naturalmente, però aveva meno fantasia di Jefferson ... ;-)

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  4. Reading James Madison, Benjamin Franklin, Thomas Jefferson and other great minds of that period is something to behold.

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